Parla il presidente di Uneba, la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale, dopo i fatti di cronaca degli ultimi giorni: “Non siamo lazzaretti, basta accuse. E non lasciateci senza operatori”
Un appello a non lasciare le case di riposo senza operatori (medici, infermieri e operatori sociosanitari) insieme alla rivendicazione che le case di riposo sono “luoghi di cura, e non lazzaretti”, in risposta alle accuse e ai tentativi di svilire il ruolo delle strutture che si sta compiendo, da parte di alcuni, in queste settimane. A lanciarlo è Franco Massi, il presidente nazionale di Uneba, la più rappresentativa organizzazione di categoria del settore sociosanitario e assistenziale, con oltre 1000 enti associati in tutta Italia.
“Le strutture per anziani – dice Massi - sono parte del Servizio Sanitario Nazionale tanto quanto gli ospedali e i medici di medicina generale. Se medici, infermieri e operatori sociosanitari degli ospedali sono eroi – e certamente molti di loro stanno dando splendida prova di sé- nella gestione dell’epidemia di Covid19, altrettanto eroi sono medici, infermieri e operatori sociosanitari, e con loro tutti gli altri professionisti, che stanno lavorando nelle strutture e nei servizi sociosanitari per anziani, persone con disabilità, minori fragili, sofferenti psichici. Come pure quanti lavorano nei servizi territoriali, ed i medici di medicina generale”.
“Siamo luoghi di cura, luoghi di accoglienza per i più fragili delle comunità, e di fondamentale sostegno per le loro famiglie. Il nostro è a tutti gli effetti un servizio pubblico, strettamente normato dalla legge, e portato avanti in tutta Italia anzitutto”.Lo sfogo di Massi, che continua: “Siamo servizio pubblico, e infatti non abbiamo certo chiuso durante l’epidemia. Le strutture hanno continuato a dedicarsi ai più fragili malgrado le tante difficoltà.Se crolla il sistema delle strutture per anziani e persone fragili, crolla un pilastro del Sistema Sanitario”.
Il Presidente di Uneba , poi lancia l’appello a Regione e Ministero a che si inviino operatori e infermieri.“Non potremo continuare se resteremo senza i nostri ‘eroi’: il personale. Abbiamo personale che è temporaneamente a casa, perché malato o perché è stato a contatto con chi è malato; abbiamo poi personale che proprio in queste settimane è passato a lavorare nel settore pubblico. Con meno personale, diminuiscono giocoforza la qualità e la quantità del servizio ai più fragili, proprio ora che il bisogno è maggiore. A nome dei nostri anziani, quindi, chiediamo aiuto al Ministero della Salute e alle Regioni: mettano a disposizione delle strutture sociosanitarie personale delle Ulss- oss, asa, infermieri…-, o ci diano i nominativi di chi è nelle loro graduatorie, per poterlo immediatamente assumere. Chiediamo – aggiunge il presidente di Uneba - inoltre piene garanzie per la fornitura dei farmaci necessari alle persone assistite nelle strutture”.
“Quello che invece vorremmo vedere cessare – sottolinea Massi - è il bombardamento mediatico degli ultimi dieci giorni. Ci inchiniamo in rispettoso silenzio di fronte al dolore dei famigliari che hanno visto la sofferenza dei propri cari, ma non accettiamo dai mezzi di comunicazione questo continuo attacco.Inoltre va sottolineato – aggiunge - che in alcuni contesti drammaticamente in difficoltà il nostro servizio sociosanitario è stato chiamato a svolgere funzioni fondamentali di supporto al sistema ospedaliero, che altrimenti sarebbe andato in sofferenza ancora maggiore. Funzioni che – conclude il presidente Uneba - pur nelle fatiche, e pur senza giusto riconoscimento, abbiamo portato avanti; in coerenza con i nostri valori, e con il nostro ruolo di servizio pubblico”.
fonte: redattore sociale