Le richieste di aiuto diminuiscono, ma non è una buona notizia per le donne vittime di violenza. Significa che adesso è più difficile sfuggire al carnefice e trovare il modo di sottrarsi agli abusi».
La denuncia viene dalla presidente del Centro Antiviolenza Renata Fonte. «Restare a casa con il maltrattante significa vivere nell’angoscia - dice la presidente Maria Luisa Toto - convivere con la paura e il terrore. Ma questo non significa doversi arrendere alla violenza, ledonne devono trovare il modo di contattarci». L’allarme viene lanciato sulla scorta del numero di telefonate giunte al centro in due settimane, dal 10 marzo, giorno dell’entrata in vigore del Decreto del consiglio dei ministri che impone la permanenza in casa, ad oggi. «Dall’entrata in vigore del decreto #iorestoacasa i nuovi accessi sono stati solo sei - conferma la presidente Toto - un numero bassissimo se si mette a confronto con la solita triste media delle due richieste al giorno” Dal CAV l’appello alle donne maltrattate a chiamare il 338 2518901, affinché si possa intervenire tempestivamente. Poi l’appello viene rivolto alla Procura «affinché in questo periodo possano adottare provvedimenti d’urgenza per allontanare il maltrattante dal nucleo familiare, su segnalazione delle forze dell’ordine, fermo restando la messa in sicurezza sanitaria anche per quest’ultimo». «Per le donne già in carico - continua la presidente - le operatrici del centro stanno riuscendo a tenere la situazione sotto controllo attraverso un quotidiano monitoraggio. «Inoltre, interfacciandoci con gli avvocati della controparte e con servizi sociali territoriali, il Centro, sempre per far fronte all’emergenza Covid-19, ha ottenuto la sospensione delle visite dei padri maltrattanti». Conclude con un augurio: «Spero che tutte riescano a trovare il modo di contattare il numero del Renata Fonte o il 1522».
Fonti: Gazzetta del Mezzogiorno 25.03.2020