La normativa era in coda dal 2018, quando finalmente una legge aveva ufficialmente preso in considerazione il tema – drammatico – degli orfani di femminicidio. L’ allarme delle associazioni: «Procedure farraginose e dati inesistenti. Come saranno distribuiti?»
Esistono soltanto stime, costruite sul campo da esperti e associazioni che riuniscono famiglie: 1.600 tra il 2000 e il 2014, poi un buco nero che oggi – considerando il numero di femminicidi avvenuti ogni anno – potrebbe averli portati a quota 2mila, forse più. Di loro, in ogni caso, dal prossimo 16 luglio lo Stato inizierà finalmente a occuparsi nel concreto. È di questa settimana, infatti, la pubblicazione in Gazzetta del decreto interministeriale per la gestione e la ripartizione del fondo destinato a queste vittime “collaterali” della violenza domestica: 14,5 milioni per il 2020, 12 milioni all’ anno dal 2021 al 2024. Con il 70% delle risorse disponibili riservate ai minori fra gli orfani (la quota restante sarà destinata invece ai maggiorenni che non siano autosufficienti da un punto di vista economico) e la quota prevista di 300 euro mensili per ogni minore in affidamento. Sulla carta è una vittoria, invocata da tempo e sostenuta da tutte le forze politiche. Eppure il famoso regolamento attuativo delle norme del 2018, secondo le associazioni che sostengono le famiglie che hanno accolto e che crescono tra mille sacrifici gli orfani di femminicidio, rischia di trasformare in un odissea la richiesta dei contributi. A cominciare dalla procedura indicata per l ‘accesso ai benefici previsti: rimborsi per le prestazioni sanitarie e assistenziali (soprattutto sedute psichiatriche, di cui la totalità degli orfani hanno costante bisogno), borse di studio, agevolazioni per l inserimento nel mondo del lavoro. La via è la stessa prevista per il risarcimento alle famiglie che hanno avuto vittime di reati di stampo mafioso e reati intenzionali violenti: si indirizza cioè una richiesta alla Prefettura, che provvede a inviarla al Viminale, nella fattispecie al Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime in questione (il prefetto Raffaele Cannizzaro). «Un iter farraginoso, che rischia di durare mesi se non anni – denuncia preoccupata l’ avvocato Patrizia Schiarizza, presidente del gruppo Il Giardino segreto, che riunisce un centinaio di famiglie affidatarie di orfani di femminicidio – e che complica ulteriormente le cose per chi si è fatto carico di queste situazioni tragiche». Quelle famiglie affidatarie, cioè, che – sembra incredibile – sono addirittura “dimenticate” nel passaggio del comma 2 dell articolo 16 della norma, in cui si spiega come a presentare le istanze di accesso ai benefici prevista debba essere «il genitore esercente la responsabilità genitoriale, se non dichiarato decaduto … , il tutore o gli enti di assistenza nominati dal giudice tutelare». Dove «il genitore esercente la responsabilità genitoriale» è, nella stragrande maggioranza dei casi in questione, il padre in carcere per aver ucciso la madre: «E visto che le istanze ai fondi si prevede debbano essere presentate ogni anno, questo vuol dire che ogni anno si presuppone che un figlio debba riallacciare rapporti con il padre in carcere per aver ucciso suo madre, con l’ obiettivo di farsi firmare dei documenti» continua Schiarizza. Non è l’ unica ombra del decreto. C’ è la questione dei dati, di nuovo, in assenza dei quali sembra impossibile poter decidere come ripartire i fondi: eppure all’ articolo 7, comma 1, si specifica che «con delibera annuale il Comitato, sulla base dei dati forniti dall’ Ufficio di supporto al Commissario inerenti al numero di orfani, alle classi di età e alla condizione scolastica, nell’ ambito dell risorse … individua il numero delle borse di studio assegnabili ed il loro importo». Come, dunque, se una geografia del fenomeno nel nostro Paese esistesse «cosa che invece invochiamo da anni, associazioni ed esperti, senza riscontri e che è prevista anche dalla Convenzione di Istanbul» conclude Schiarizza.
ALCUNI NUMERI:1 Oltre 26 milioni fino al 2024.Il decreto interministeriale per la gestione e la ripartizione del fondo per le vittime di femminicidio (istituito dalla legge di Bilancio 2018 e poi inquadrato nella legge 4/2018 che tutela questi orfani) prevede lo stanziamento di 14,5 milioni per il 2020 e 12 milioni all anno dal 2021 al 2024. Sono previsti 300 euro mensili per ogni minore in affidamento. 2 Spese sanitarie e borse di studio I fondi sono destinati per il 70% ai figli minorenni e per la restante parte ai figli maggiorenni delle donne uccise da compagni, mariti, conviventi, ex, padri o fratelli. Con queste risorse potranno usufruire di rimborsi per le spese mediche, di borse di studio, sostegno per l orientamento e la formazione per l occupazione, incentivi per le assunzioni. 3 Le domande in Prefettura Le domande di accesso ai benefici vengono presentate «dal genitore non decaduto, dal tutore o dall ente di assistenza» alle Prefetture, che le trasmettono al Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di stampo mafioso e dei reati intenzionali violenti.
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FONTE:Avvenire