A poco tempo dalla rimessa a nuovo del monumento a Nardò per le vittime delle strade, il presidente dell’associazione W.Gabellone, fa la conta degli ultimi decessi in Salento e lancia il suo appello
“Se in tanti avessero deciso di seguirci e di ascoltarci, diciotto anni fa, ora avremmo maggiore educazione da parte di automobilisti e motociclisti”, esordisce così Gabellone , dalle pagine del Quotidiano, a margine di quello che pare essere un bollettino di guerra. Quattro infatti gli incidenti mortali , in 7 giorni in Salento.
L’associazione ormai quasi vicina ai vent’anni di esistenza, si batte per sensibilizzare la politica e la società al tema , proponendo misure che arginino questo fenomeno. Questa realtà nasce proprio dalla tragedia vissuta dal suo fondatore per la perdita del proprio figlio a causa di un incidente.
“Il lockdown é stato un periodo terribile, ma non ci ha insegnato molto. Ci ha lasciati impietriti per il terrore che ha generato e per le tante tragedie consumate in migliaia di famiglie ma ora sembra che in tanti si sentano liberati da quella paura e stiano reagendo scompostamente. Lo vediamo dai comportamenti sbagliati lungo le nostre strade, dalla velocità dei mezzi che ci sfrecciano accanto, anche nei centri abitati. Allora la mia soluzione, se così si può chiamare, è questa: durante l’emergenza Covid lo Stato ha dimostrato tutta la sua forza e l’efficacia delle sue azioni. Se qualcuno avesse sgarrato sarebbe stato multato e ripreso aspramente, sarebbe stato definito un parassita nei confronti degli altri. Allo stesso modo oggi definisco parassiti gli automobilisti e i motociclisti che se ne fregano degli altri. Bisogna assumere una cultura nuova sulle strade e se non avviene spontaneamente devono essere le forze di polizia, come accaduto nellockdown,ad imporre il rispetto delle norme”.
Dal Presidente dell’associazione dunque parole dure: se il rispetto della Vita è così difficile da far comprendere , allora è necessario che intervengano le autorità a far rispettare il codice della strada e quello etico. “Senza i controlli serrati e il presidio forte del territorio non ne usciamo — conclude Gabellone — ma ciò non basterebbe perché ci vuole anche severità nelle sanzioni e rispetto delle stesse. Pensate che chi paga un’auto 80mila euro o una moto 20mila si preoccuperà di un centinaio di euro di contravvenzione? La severità di chi applica le leggi, parlo dei giudici, con provvedimenti decisi deve accompagnare l’attività delle forze dell’ordine. Altrimenti continueremo a piangere i nostri figli, inermi per strada”.
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fonte: Intervista al Quotidiano di Puglia