«Una media di tre chiamate al giorno, sino a cinque». A lanciare l’allarme Maria Luisa Toto presidente del Centro Antiviolenza Renata Fonte di Lecce.
In un’intervista rilasciata alla Gazzetta del Mezzogiorno si rilancia l’allarme delle violenze domestiche. Non sono stati sufficienti gli appelli e neanche l’applicazione della Polizia di Stato ‘YouPol’ in questo periodo di lock down, dove molte donne si son trovate a convivere con i propri ‘aguzzini’.
«Nella prima fase del lockdown abbiamo avuto un silenzio preoccupante - dice Toto - i telefoni del centro non hanno squillato per diversi giorni, perché con il carnefice in casa risultava difficile chiedere aiuto. Gradualmente, però, le donne hanno iniziato a comporre il numero che le avrebbe aiutate a far fronte alla triste situazione, inasprita dalla convivenza forzata, e ora le richieste di aiuto sono tante, quasi incontenibili». «Una escalation prevedibile - sottolinea ancora - la convivenza continua con il carnefice ha destabilizzato, in prima battuta, le donne, le quali però sono state costrette dagli eventi a ricorrere agli aiuti del Centro Antiviolenza per evitare l’irreparabile». La Toto dice che: «Lo stato di emergenza Covid 19 ha colto impreparate le istituzioni, le quali, a loro volta, chiedevano al Centro Antiviolenza un rifugio, tra quelli già esistenti, per i nuovi arrivi. Purtroppo questo ha creato un’emergenza nell’emergenza, perché, secondo le disposizione ministeriali, per far fronte al rischio di contagio, non si sarebbero potute inserire nuove arrivate in case già occupate. Ora auspichiamo che le istituzione possano intercettare e requisire situazioni d’alloggio alternative per la messa in sicurezza delle donne, per tutta la durata dell’emergenza sanitaria».